Martirio dei SS. Marcellino e Pietro

Dettaglio della Palla dell'altare della Chiesa SS. Marcellino e Pietro "ad duas lauros" - ROMA


Il MARTIRIO DI MARCELLINO E PIETRO

San Marcellino sacerdote e San Pietro esorcista furono due martiri cristiani chiamati a testimoniare la fede in Gesù Cristo durante la persecuzione di Diocleziano del 304.  

Convinto che il cristianesimo fosse di ostacolo allo sviluppo politico ed economico dell’Impero Romano, Diocleziano, imperatore dal 284 al 305, adottò una serie di misure repressive che colpirono con violenza le comunità cristiane.  Nel 303 l’Imperatore, difatti, promulgò ben tre editti repressivi contro i cristiani. 

Con il primo Editto del febbraio del 303 venne ordinata la distruzione di tutti i libri sacri. Furono vietate, inoltre, le riunioni dei cristiani e tutti i fedeli in Gesù Cristo dell’Impero vennero dichiarati incapaci di atti legalmente validi. Con il secondo Editto vennero imprigionati i rappresentanti dell’organizzazione ecclesiastica cristiana come vescovi, sacerdoti, diaconi, lettori ed esorcisti.

Le carceri si riempirono di uomini di fede e lo spazio nelle prigioni per contenere i condannati per i vari reati civili quasi finì! Con il terzo Editto si decretò la pena di morte a tutti coloro che si rifiutavano di adorare gli dei pagani. Nel 304 venne emesso il quarto Editto. Con tale provvedimento si rendevano ancora più aspre le punizioni già prese contro i cristiani. È proprio in questo clima ostile che si colloca il martirio di San Marcellino e San Pietro. 

 I fatti raccontano che tra i tanti prigionieri di Roma, Serono, Prefetto di Roma, denunciò il giovane esorcista Pietro, noto per la sua fede cristiana dichiarata pubblicamente. Pietro, confessando la sua fede, si oppose ad adorare gli dei. Per il suo atto di fede, “fuori” legge date le regole vigenti,  fu torturato, percosso con verghe e rinchiuso quasi morente nel carcere.  La sua fede in Cristo permise a Pietro di mantenere sempre, però, la serenità e così attirò su di sé la curiosità di molti detenuti e di carcerieri.

Tra i sorveglianti del carcere in modo particolare c’era un uomo, Artemio, che confidò a Pietro la sua angoscia personale: Paolina, la sua unica figlia malata. Artemio, sempre più meravigliato della fede di Pietro, arrivò addirittura a chiedere all’esorcista come riuscisse a mantenere la serenità in quelle condizioni di detenzione quando lui, libero, contrariamente viveva nell’angoscia per sua figlia. Ma l’esorcista con calma e vera fede rispose: “Credi anche tu nell’Unigenito figlio di Dio, Gesù Cristo, e tua figlia sarà salva”.

Molti dubbi assalirono Artemio, ma la fede nel Cristo testimoniata da Pietro convertirono prontamente al cristianesimo Artemio stesso e sua moglie Candida. La fede dei due nuovi adepti al cristianesimo venne rafforzata dalla pronta guarigione delle loro figlia Paolina. Fu un miracolo, indubbiamente, e da questo ne scaturì un altro: la conversione di molti altri detenuti e carcerieri. Da esorcista qual era, però, Pietro non poteva amministrare il battesimo, così intervenne in suo aiuto Marcellino, un sacerdote.

Marcellino, sfidando la morte sicura, si recò in carcere e impartì il battesimo a tante persone. Entrambi, Pietro e Marcellino, nuovamente accusati e costretti ad abiurare la fede in Cristo, vennero imprigionati, percossi, torturati e condannati a morte. La stessa sorte toccò anche ad Artemio e alla sua famiglia. 

Marcellino e Pietro furono condotti nella Silva Nigra, piccolo anfratto sulla Via Aurelia. Obbligati a scavarsi con le mani la fossa vennero decapitati il 2 giugno del 304. Quella zona di Roma, in seguito al martirio dei due santi, fu denominata in loro onore Silva Candida. I loro corpi da lì vennero spostati e portati sulla Via Casilina, nel cimitero ad duas lauros.

Lo stesso carnefice dei due martiri, Doroteo (dono di Dio) pentitosi e convertitosi al cristianesimo, collaborò insieme a Lucilla, una devota matrona romana, allo spostamento delle salme sulla Via Casilina.

Il cimitero, situato al terzo miglio della Via Labicana, oggi Via Casilina, fu subito dedicato alla memoria dei due martiri e le catacombe divennero così conosciute come: le Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro. 

L’inizio dello scavo delle Catacombe risale alla seconda metà del III secolo. Innumerevoli sono gli ambienti ivi affrescati. Il luogo fu meta di pellegrinaggi e molte furono anche le modifiche che vennero apportate nell’ambiente catacombale da diversi papi nei secoli. Si ricorda, ad esempio come la cripta dei Santi Marcellino e Pietro fu riparata da Papa Virgilio nel VI sec. in seguito ai danni subiti durante l’invasione gotica.

Nel VIII sec., invece, Papa Adriano I ordinò la costruzione di una scala d’accesso alla cripta dei martiri e ulteriori lavori di restauro a tutta la catacomba. Nel periodo carolingio, infine, le reliquie dei due santi furono trasportate in Germania nella città di Seligenstadt, dove tuttora sono custodite.